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19.03.2010 - LA MALEDIZIONE DEI MASTELLA
di Vittorio Feltri per PANORAMA in edicola il 19 marzo 2010
 
CANE SCIOLTO

La maledizione dei Mastella

VITTORIO FELTRI

Lui è stato assolto da tutto, ma c’è sempre qualcuno che gliela vuole far pagare. La moglie è stata mandata al confino, anche se il suo unico delitto è la raccomandazione. Siamo al castigo preventivo.




La storia di Mastella Clemente da Ceppaloni è difficile da raccontare. Non perché sia complicata; è assurda. Il problema è che lui, l’onorevole, non si capisce per quale strano motivo, è diventato il simbolo della peggior Casta, cioè quella che al Sud suscita invidia e al Nord un sentimento molto vicino al disprezzo. La Casta come conventicola di gente un po’ parassita e un po’ furbacchiona che campa di privilegi, di raccomandazioni concesse e ricevute, concepisce l’amicizia come un veicolo per arrivare in alto, considera la politica una carriera per campare al meglio – prebende e onori – senza naturalmente lavorare.

A Mastella è stato appiccicato un cartello con scritto «evaso». Perché lui è sempre riuscito a passarla liscia, transitando dalla Democrazia cristiana ad altri gruppi pur rimanendo un democristiano, pur costretto ad attraversare campi minati, anzitutto quello di Tangentopoli. Insomma, un uomo cauto come un serpente, capace di districarsi in qualsiasi situazione. Tutto questo gli ha creato una fama che in realtà contrasta con la sua personalità di vecchio ragazzo di provincia, delicato e gentile, ospitale e di buon cuore, abile nell’arte suprema di arrangiarsi.

Dimenticavo: Clemente è un meridionale, onesto ma meridionale dentro, nell’anima. E mentre molti lo guardano con affetto, altri lo guardano con sospetto. Ultimamente ha commesso un errore. Colpito alla schiena da una manovra giudiziaria quando era guardasigilli, anziché chiedere protezione alla sinistra, schierandosi nettamente con i comunisti e gli ex comunisti, ha tentato di far valere le sue ragioni, e per farlo si è dimesso da ministro provocando la caduta del governo.

Mal gliene incolse. In Italia, chi abbandona la rive gauche non arriva mai sull’altra sponda. Può continuare, se ha forza, a galleggiare senza naufragare, ma non trova più un approdo. Mastella è odiato a sinistra e poco amato a destra, la quale gli promette talvolta aiuto, poi se ne dimentica perché in altre faccende affaccendata.

C’è sempre in giro qualcuno che gliela vuole fare pagare. Pagare che cosa? Non si sa, ma si sa che deve pagare. Non altrimenti si spiegherebbe la circostanza che Clemente è stato assolto da tutto ma proprio da tutto, eppure se solo si affaccia in tv alcuni saltano su a dire: ancora qui, ma quando mandano a casa questa Cariatide? Visto e assodato che è innocente e non c’è più possibilità di armare i giudici contro di lui, si accaniscono sulla moglie (politica anch’essa) e, se capita, sul figlio.

Così vanno le cose nella patria del diritto, dello storto e del rovescio. La signora Sandra Lonardo maritata Mastella sta subendo un trattamento speciale proprio perché è la moglie di «quello là». Assurdo. Addirittura l’hanno mandata al confino, come usava al tempo del Duce. Non le è consentito di tornare al paesello né di svolgere le sue funzioni istituzionali. In castigo.

Di quale delitto si è macchiata? Nessuno. Avrebbe raccomandato un paio di conoscenti non si sa bene per quale posto. Se quelli che hanno raccomandato o sono stati raccomandati dovessero andare al confino, dovremmo tutti essere deportati in massa. Sandra invece è l’unica colpita da un simile provvedimento. Siamo al castigo preventivo. Ogni altro imputato della stessa inchiesta è libero. Lei no. Perché? Perché sì. Perché è la signora Mastella, consorte del simbolo meno simbolico della Casta.

Ecco, vi ho raccontato la storia. E intuisco che non mi crederete. Perché è difficile credere alla verità.

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