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08.03.2011 - L'EX MINISTRO DEL GOVERNO PRODI; MASTELLA: FUI FIOCINATO CI SONO TOGHE OSTILI A OGNI CAMBIAMENTO
di Fabrizio Roncone, Corriere della Sera, dell'8 marzo 2011
 
Contro di me una roba a orologeria Per alcune toghe l'uomo politico è un vero pericolo «Beh, sì, devo dire che mi fa piacere vi siate ricordati del sottoscritto, di Clemente Mastella, dell'ex Guardasigilli che per cercare di mettere mano al sistema Giustizia di questo Paese non è che s'è scottato, oh, no no, molto di più... perché io fui fiocinato, arpionato, infilzato... insomma mi misero letteralmente fuori gioco e...». Si faccia fare una domanda, onorevole. «Ehm... sì sì, certo, mi dica...». Andiamo con ordine: era il 16 gennaio del 2008, giusto? «Esattamente. E che succede quel giorno? Mi ritrovo al centro di una curiosa coincidenza. Perché mentre io devo andare in Parlamento a riferire sullo stato della Giustizia in Italia, che è l'annuale solenne appuntamento del Guardasigilli con le due Camere, la Procura di Santa Maria Capua Vetere chiede gli arresti domiciliari per mia moglie, Sandra Lonardo, e per due assessori regionali del mio partito, l'Udeur, teorizzando che nel 1998 io avrei fondato un partito con l'idea di costituire un'associazione a delinquere...». E lei si dimise. «E che dovevo fare? Però...». Ecco, prosegua. «Fu chiaramente una roba a orologeria. E non so dirle se fu una vendetta, non ho prove, non posso dirlo. Ma è certo che ero stato io a varare la riforma dell'ordinamento giudiziario, che poi è quello attualmente in vigore». Che ricordo ha dei giorni in cui mise mano al sistema giudiziario? «Sul fronte politico ebbi due tipi di ostilità diverse. Nel centrodestra mi fecero la guerra perché io cercavo di concertare i cambiamenti anche trovando un'intesa con l'Associazione nazionale magistrati, da loro ritenuta il peggio del peggio possibile...». E nel centrosinistra? «Nel mio schieramento avevo un solo voto di vantaggio, al Senato. E così, ogni volta, pregavo Giulio Andreotti, che era a favore della riforma, di non mancare, e scongiuravo Francesco Cossiga, che era contrario, di restarsene a casa». E Cossiga? «Mi voleva bene, e restava in poltrona». Altri ostacoli? «Erano altrove, ed erano i peggiori e più temibili». Sia più chiaro. «Mi accorsi, giorno dopo giorno, che c'erano pezzi di magistratura assolutamente ostili a qualsiasi genere di cambiamento. Anzi, le dico di più: penso che fossero animati da una sola, squallida ideologia...». Quale? «Il potere per il potere. Il tutto con dosi di pregiudizio assoluto nei confronti dell'essere umano che di mestiere fa il politico. Guardato, considerato come un vero pericolo». Sente di poter dare qualche consiglio all'attuale ministro della Giustizia, Angelino Alfano? «No, guardi: io sono qui, a Strasburgo, ho i miei impegni da parlamentare europeo e poi devo pensare anche al processo, che inizierà tra qualche settimana... certo immagino che Alfano paghi la fatica di chiunque faccia il Guardasigilli in questo Paese, dove dovresti amministrare la Giustizia senza però averne la forza...». (La notte che Mastella seppe di essere stato nominato ministro della Giustizia nel secondo governo Prodi, camminando sul marciapiede di piazza Argentina, a Roma, le mani in tasca e gli occhi bassi, cupo e nervoso, sussurrò: «È una responsabilità enorme...». Tremendo presagio).

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